Favignana, l’isola del pesce e del vino

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FAVIGNANA, L' ISOLA DEL PESCE E DEL VINO

La storia di Favignana

La farfalla delle Egadi. Questo, il soprannome che l’isola di Favignana ha ricevuto in dono dal pittore siciliano Salvatore Fiume negli anni ’70, per via della sua particolare conformazione che richiama, appunto, quella di una farfalla. A soli 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, il nome ufficiale deriva dal latino favonius, termine col quale i Romani indicavano il vento caldo proveniente da ovest. Antichissime sono le tracce dei primi insediamenti umani sull’isola, risalenti addirittura al Paleolitico, così come è ricco e variegato l’elenco dei popoli che sulle sue coste hanno attraccato: romani, vandali, goti, saraceni, normanni e spagnoli fino a giungere all’epoca contemporanea, quando la famiglia Florio, con la sua Tonnara, la rese uno dei propri avamposti imprenditoriali e commerciali.

La pesca del tonno

La pesca del tonno rosso è l’attività che, di fatto, ha segnato la storia di quest’isola. Fino al 2007, anno in cui si compì per l’ultima volta, la celebre mattanza è stata – anche iconograficamente – quell’immagine che più si è incastonata nella fantasia di coloro che Favignana la conoscevano bene, come di quei visitatori che vi giungevano per la prima volta. Una tradizione che, a causa del naturale e progressivo depauperamento della popolazione dei tonni in questa parte del Mediterraneo, ha rischiato di andare perduta. Tuttavia, a seguito di diverse iniziative, la sua pesca (e di conseguenza anche la storica Tonnara Florio, oggi museo) dovrebbe finalmente riavviarsi nel corso del 2018, recuperando una tradizione che qui è sinonimo di identità.

La viticoltura nell’isola di oggi

Sull’isola, con la Tenuta di Calamoni, il vigneto di Firriato che bacia il mare, la famiglia Di Gaetano ha riportato nell’arcipelago un’altra tradizione antichissima: la viticoltura. Quello di Firriato, infatti, è a oggi l’unico vigneto in produzione nell’intero panorama delle Egadi, ed è qui che nasce una linea di vini unici perché unico è il contesto pedoclimatico in cui le uve Grillo, Zibibbo, Catarratto, Nero d’Avola e Perricone hanno occasione di nascere e svilupparsi. Il contatto tra il mare e quel vento che percuote costantemente l’isola, infatti, genera un peculiare effetto di “aerosol marino” che, in bottiglia, esalta poi i vini con una mineralità e una intensità olfattiva che sono un unicum in tutto il mondo del vino siciliano.

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