IL VIGNETO PRE FILLOSSERA
LA FILLOSSERA E IL SUO IMPATTO SULL’ETNA
La storia della viticoltura europea in generale ed, in Italia, in particolare è giunta, nella la seconda metà dell’800 ad un evento catastrofico. Tale evento segnò uno spartiacque temporale sul modo che abbiamo noi oggi di percepire e vivere la viticoltura e l’enologia moderna: la fillossera distrusse una parte consistente dei vigneti europei, con conseguente perdita di buona parte della biodiversità viticola e la distruzione di interi areali produttivi. Tali fatti innescarono la prima, e imponente, ristrutturazione del vigneto europeo. La Fillossera è un insetto parassita che venne introdotto in Europa attraverso gli scambi di specie vegetali esotiche utilizzate per arricchire le collezioni floristiche degli Orti Botanici europei. Tra queste specie fu importata anche la “vite americana”. L’origine dell’insetto in Europa è legata, dunque, agli scambi commerciali che avvenivano sempre più frequentemente con il Nuovo Mondo.
LA SCOPERTA E LA VALORIZZAZIONE DEL VIGNETO
Firriato è stato tra i primi grandi brand siciliani ad arrivare sull’Etna per confrontarsi con la viticoltura di alta montagna all‘inizio degli anni ‘90, producendo la sua prima annata di Etna Rosso DOC nel 1994. Nel 2007, Firriato, nella sua esplorazione del vulcano, acquisisce alcune ulteriori particelle di vigneti ubicati in contrada Verzella, ad un’altimetria a partire da 650 mt s.l.m. All’interno di queste parcelle è stata identificato un vigneto, in condizioni particolarmente vetuste, di circa 2,5 ettari. Lungo il profilo della sciara, si estende la parte più antica di questa “vigna delle meraviglie”, con piante straordinarie per: forma, dimensione e, forza vitale. Esse si distinguono da tutte le altre per la formazione del tronco, spesso evoluto in cerchi concentrici, spire e branche contorte.
SOPRAVVISSUTO ALLA FILLOSSERA
Presso la tenuta di Cavanera etnea, le colate laviche dove crescono i vigneti, sono fra le più antiche di tutto l’Etna. I processi pedogenetici, erosivi, antropologici e geologici che sottostanno a questa particolare zona dell’areale etneo, hanno favorito la polverizzazione del suolo trasformandolo in una sabbia molto fine. La granulosità che ne deriva lo portanoporta a comportarsi pedologicamente come “sabbia”. La conseguenza di tutto ciò non favorisce l’adattamento della fillossera e di conseguenza rende immune la vite dall’attacco radicale. In modo complementare, le condizioni mesoclimatiche e le variabili altimetriche e di temperatura, che sull’Etna si diversificano da subzona a subzona, incidono sulla presenza della fillossera su territorio etneo.
IL VIGNETO “ATTESTATO PREFILLOSSERA”
Dopo le microvinificazioni atte a comprendere e valorizzare il potenziale del vigneto, un importante passo, effettuato nel 2013, è stato quello di chiamare i maggiori istituti di Ricerca per procedere con delle analisi atte a verificare e certificare quello che da una prima analisi sembrava evidente: un vigneto a piede franco di elevata età avanzata media, messo a dimora prima dell’arrivo della fillossera sul vulcano, con la sicura presenza di piante che, per ampelografia, sembrano differire dai vitigni oggi conosciuti. Il passo è stato quello di sottoporre il vigneto ad un’analisi dendrologica, dendrocronologica ed ampelografica con il fine di avere la certezza scientifica di quanto ritrovato all’interno del vigneto prefillossera.
VITIGNI RARI, GENOTIPI SCONOSCIUTI ED IBRIDI: LA STORIA DELLA VITICOLTURA ETNEA
Un ulteriore filone di analisi, condotto principalmente dal CNR, è stato quello della ricostruzione del genoma, con due obiettivi principali: il primo quello di capire se il DNA del vitigno più diffuso in questo vigneto, ovvero il Nerello Mascalese, potesse rappresentare un clone differente rispetto a quelli noti con delle variazioni di genoma. Il secondo è di capire se alcune delle piante, risultate per forma, dimensione del tronco, tralci, grappolo, acini e foglie diverse da quanto già noto e quindi di interesse, rappresentino o meno delle varietà diverse da quelle conosciute. Conducendo, in più anni, analisi meticolose, è stato possibile effettuare un confronto tra il DNA di questi esemplari ultracentenari e quello del “moderno” Nerello Mascalese presente attualmente sull’Etna.
LA VALORIZZAZIONE E LA CONTINUITÀ STORICA
A tutela della preservazione di questo storico tesoro della botanica etnea, Firriato ha intrapreso da tempo un altro ambizioso progetto: preservare il germoplasma, il DNA di queste piante, ma soprattutto il singolo “individuo vite” al fine di garantire la continuità genetica del vigneto. Il processo di sviluppo dei nuovi esemplari a piede franco avviene mediante propaggine in vaso, In questo modo, dalle viti più antiche, si generano nuove piante, che portano con loro il patrimonio genetico, antropologico e storico di questo vigneto. Una volta sviluppate, queste piante a piede franco vengono destinate al rimpiazzo delle eventuali fallanze a garanzia del questo patrimonio storico e vitivinicolo non rischi di estinguersi.
IL CAMPO SPERIMENTALE DEL VIGNETO PRE FILLOSSERA
Con il fine di approfondire lo studio delle varietà reliquia dai genomi sconosciuti identificati nel vigneto prefilossera, Firriato ha recentemente riservato una piccola parcella all’avvio di un campo sperimentale, dove risultano messe a dimora circa un centinaio di individui che comprendono i genotipi sconosciuti oggetto di ricerca, altre piante di carattere ampelografico interessante e di notevole valore storico e scientifico. L’obiettivo di questa attività è quello di addivenire ad un numero di piante minimo tale da poter garantire un campione di studio adeguato ed iniziare le attività di valorizzazione tramite le microvinificazioni, approfondire gli studi sulle caratteristiche sanitarie e di adattabilità delle piante.