La farfalla sul mare. Così il pittore Salvatore Fiume soprannominò Favignana, ispirato dalla sua particolare conformazione. L’attuale nome, come è facile intuire, si deve al Favonio che soffia da ponente, mentre i latini la conoscevano come Aegusa, dal greco Aigousa, che significa “che ha capre”, per via della loro abbondanza sull’isola.

Le guerre puniche, le dominazioni arabe e spagnole: la grande storia del Mare Nostrum ha sempre intercettato questo paradiso naturale fino alle epoche più recenti con l’epopea dei Florio, grande famiglia di imprenditori siciliani che sull’isola realizzò la più maestosa tonnara dell’intero Mediterraneo. Oggi, dopo un periodo di abbandono terminate le stagioni della mattanza, la tonnara è stata convertita in museo e spazio espositivo, integrandosi attivamente a un paesaggio caratterizzato da altre testimonianze delle attività dell’uomo che, a loro volta, si sono trasformate trovando nuovi significati. Le cave di tufo, per esempio, in particolare quelle scavate in riva al mare, suggestive nelle loro tonalità oscillanti dal giallo oro al rossastro, sono diventate sublimi calette dai nomi evocativi (Cala Rossa, Cala Azzurra, Lido Burrone), dove qualunque amante del mare sognerebbe di trascorrere almeno un giorno della propria vita.

Ma Favignana è più che un’isola felice per le vacanze. Con le sue agavi, palme nane e pini marini scossi dal vento, e i fondali bassi e sabbiosi colonizzati dalla Poseidonia che creano un habitat ottimale per la vita marina, Favignana è uno specchio, un quadro ideale delle bellezze del Mediterraneo che neanche il più grande artista sarebbe in grado, con la sola fantasia, di ritrarre, e lo è sotto e sopra il mare, due mondi che in pochi luoghi come su quest’isola si contaminano e completano in un ciclo infinito.