DÀGALA BORROMEO:
CUORE DI SICILIA
I quaranta ettari di Dàgala Borromeo, distesi a circa 90 metri sul livello del mare tra le sinuose colline dell’agro trapanese, hanno alla loro base un terroir fango-sabbioso molto profondo, ideale per il completo sviluppo dell’apparato radicale. La tenuta dista circa 15 chilometri dalla costa, una collocazione che, come per Pianoro Cuddìa, garantisce ai suoi vigneti di Inzolia e Nero d’Avola un microclima asciutto, ventilato e contraddistinto da forti escursioni termiche fra il giorno e la notte: ne sono espressione le due etichette Chiaramonte, bianco e rosso, entrambi vinificati in purezza. Simbolo di sicilianità, Dàgala Borromeo contiene, nel raggio di poche centinaia di metri, tutta la ricchezza della biodiversità della viticoltura dell’isola; è il regno delle varietà autoctone, dove, a seconda dell’esposizione, si svelano sfumature differenti di uno stesso vitigno: non esistendo un modello interpretativo unico di riferimento, è l’uomo, con la sua meticolosità, ad assecondare i ritmi della natura riuscendo così a diffondere da uno stesso spartito molteplici interpretazioni.







I suoli della tenuta sono di natura fango-sabbiosa, alluvionali e molto profondi. Sono terreni giovani e molto fertili che
Il Nero D’Avola e l’Ansonica sono due varietà, che normalmente maturano nella prima metà di settembre. A Dàgala Borromeo però questo periodo può variare anche di una decina di giorni, in anticipo o in ritardo. In questo territorio pianeggiante gli influssi del clima giocano infatti un ruolo primario. E’ l’andamento meteorologico delle stagioni, il susseguirsi delle precipitazioni autunno/inverno (che a volte si spingono anche nella primavera inoltrata) e l’innalzamento moderato delle temperature nei mesi più caldi che, insieme, determinano il ciclo vitale della pianta dalla nascita dei primi germogli sino alla maturazione del grappolo. La comparazione dei dati di piovosità, irradiazione solare e di temperatura (minime e massime) registrate durante l’anno sono, per lo staff tecnico di Firriato, un punto di partenza da cui elaborare un documento previsionale che necessità, sempre, di una verifica sul campo. Anche per i vigneti di Dàgala Borromeo interviene il monitoraggio con la campionatura degli acini, l’esame visivo e l’assaggio prima di avviare la raccolta dei grappoli lungo i filari che qui è concentrata in pochi giorni, per non alterare lo stato ottimale raggiunto nella maturazione delle singole varietà.
A Dàgala Borromeo il sistema di allevamento adottato è quello dell’alberello marsalese. Si tratta di un tipo di coltivazione molto antica, un tempo diffusa nell’agro trapanese e in tutte quelle aree dove le temperature sono un fattore limitante per lo sviluppo vegeto produttivo del vigneto, che sviluppa ed accompagna una disposizione bidimensionale della pianta con tralci orizzontali sorretti da un filo al quale la vite si adagia. Questa pratica, consente ai grappoli di stare vicino al suolo per sfruttare il calore di riverbero dal terreno durante la notte permettendo così una maturazione senza eccessivi sbalzi termici. L’alberello appoggiato richiede prolungati interventi sulla pianta, dalla potatura del legno in fase dormiente per preparare il getto dei nuovi germogli, sino alla defogliazione attorno al grappolo formato, per consentire il passaggio dell’aria e un maggiore irradiamento solare. Con questa tecnica di gestione dell’apparato fogliare, soprattutto nelle aree più pianeggianti, vengono scongiurate due condizioni di rischio differenti: eccessiva umidità e temperature interne al vigneto troppo alte: la prima potrebbe far innescare patologie e funghi; la seconda, soprattutto nella fase di accrescimento del grappolo, potrebbe arrestarne il processo di maturazione. Pertanto si pratica la mazzonatura, un’operazione manuale di antica tradizione contadina che consiste nell’annodare i tralci alla legatura di sostegno, un’attività agronomica che Firriato ha saputo reinterpretare per ricercare eccellenza e distinzione.

