Grillo, Inzolia o Catarratto? Le interpretazioni di Firriato delle uve bianche autoctone
Il Grillo
Una varietà che è sinonimo di Sicilia
Quando parliamo di un vitigno come il Grillo, parliamo della Sicilia. Potrebbe essere quasi una sua sineddoche, quest’uva a bacca bianca dall’elevato grado zuccherino che unisce l’anima fresca dell’isola, il suo vento, la mineralità e il mare, con la forza della sua terra e del sole, dando vita a vini potenti, dal significativo grado alcolico, ma perfetti per rilassarsi gustandone un calice nella luce di un tramonto estivo. Un calice di Altavilla della Corte, per esempio, una delle versioni Doc del Grillo Firriato, fresco e intenso, le cui fragranze esprimono pienamente spirito e sapori del Mediterraneo; oppure perché non il Caeles, vino biologico dalla spiccata personalità, netto e verticale, caratterizzato dalle piacevolissime note agrumate.
L’Inzolia
Il più antico vitigno dell’isola
Ma, a queste latitudini, il titolo di più antica varietà autoctona spetta all’Inzolia, per lungo tempo alla base del sistema enologico siciliano, così apprezzata da diffondersi anche in altre regioni d’Italia. Non si ha certezza se sia stata importata dalle navi mercantili greche o, secoli dopo, dai normanni, ma fuori dubbio è la qualità delle sue migliori espressioni, come il Chiaramonte, le cui uve vengono allevate dall’azienda della famiglia Di Gaetano nella tenuta di Dàgala Borromeo, un terroir dalle caratteristiche particolarmente fertili e povero di elementi minerali. Delicato e fine, con profumi che ricordano la frutta esotica, in un calice di Chiaramonte ritroviamo la mandorla e le erbe mediterranee, unite a una freschezza che lo rende piacevolissimo da bere.
Il Catarratto
Il piacere che incontra la natura
Infine, la terza grande uva autoctona siciliana, il Catarratto, una delle varietà, tra l’altro, più coltivate a livello nazionale. Il vino che ne nasce si caratterizza per l’elevata acidità che influenza positivamente la freschezza aromatica e gustativa, e per il sapore sapido e secco, tutti elementi che ritroviamo in un altro Caeles di Firriato, il Catarratto, appunto. Le uve di questo vitigno, allevate a Borgo Guarini nell’agro di Trapani, danno vita a un vino che alle narici richiama la ginestra, mentre il palato gode di un unicum fresco e fragrante che solo la sua vocazione biologica è capace di generare, tra sfumature erbacee e i toni fruttati della natura incontaminata.