LA PROVINCIA DI TRAPANI E LA VITICULTURA MILLENARIA
La tradizione millenaria della viticoltura siciliana
La vite, in Sicilia, ha attraversato generazioni, epoche, secoli e dominazioni differenti. A ben vedere, può essere considerata, insieme all’ulivo, il simbolo della storia dell’isola, quell’elemento che ha permesso di trasmettere alle società successive un pezzetto della tradizione e delle “vite” di quelle precedenti. Per certo, si sa che nella Sicilia Orientale la viticoltura si diffuse con la colonizzazione greca, a cavallo tra il VII e il VI a.c.; tuttavia, gli studiosi suppongono, a ragione, che fosse stata introdotta dai Fenici già uno o due secoli prima. Ma il dato veramente affascinante è un altro: in seguito al ritrovamento di residui organici in alcune giare dell’età del rame nei siti preistorici di monte Kronio e Sant’Ippolito, è lecito ritenere che la produzione di vino in Sicilia abbia almeno 6000 anni, attestandola così tra le più antiche al mondo.
Il suolo e il clima dell’isola
Il suolo siciliano è caleidoscopico come pochi. Dal vulcano Etna, le cui eruzioni hanno determinano la formazione di terreni lavici, ricchissimi di componenti minerali, ai terreni calcarei, soprattutto a ovest, e a quelli argillosi arrivando ai I tufacei, la varietà di suoli che si è determinata nei millenni, si palesa più unica che rara tanto da poter definire la Sicilia come un micro continente. Sul fronte atmosferico, nelle aree collinari e lungo la costa si ha un clima mediterraneo con inverni miti e poco piovosi. L’estate è sempre calda con un’ottima ventilazione soprattutto nelle zone costiere. Le montagne e le zone interne, invece, hanno un clima sostanzialmente continentale, freddo e addirittura rigido in alcune zone, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.
I vitigni dell’agro trapanese
In Sicilia, l’agro trapanese (dove Firriato vanta ben 4 tenute) è considerato una delle aree maggiormente vocate alla viticoltura. Qui, il gioco sinuoso tra terra e mare, sole e vento, si celebra al più alto livello di solennità, trasmettendo alle piante coltivate una gamma vastissima di valori nutrizionali e minerali che si traducono, in bottiglia, in quelle note e sapori che identificano subito un vino come autenticamente siciliano. Per le bacche rosse, sono Nero d’Avola e Perricone i due grandi protagonisti del territorio di Trapani, mentre, sul versante delle uve a bacca bianca, a infiammare cuore e palati di produttori e winelovers sono altri tre grandi nomi della tradizione vinicola siciliana: Grillo, Catarratto e Inzolia.
Firriato e Trapani: le etichette che hanno fatto scuola
Tra le tenute di Borgo Guarini, Baglio Sorìa, Dàgala Borromeo e Pianoro Cuddìa, qualunque appassionato, sia in termini di bellezza naturale che di scelta enologica, non avrebbe che l’imbarazzo della scelta. Le produzioni di Firriato nell’agro di Trapani spaziano infatti dai grandi rossi Camelot, Harmonium e Ribeca, pluripremiati dalla critica nazionale e internazionale, ai petillant della linea Charme e lo spumante Saint Germain, autentiche bollicine di Sicilia, senza dimenticare i classici Altavilla della Corte, sia bianchi che rossi. I vini biologici della linea Caeles, sono il coronamento della filosofia produttiva della famiglia Di Gaetano incentrata sulla tutela dell’ambiente attraverso scelte che rispettino i principi della sostenibilità e della biodiversità.