VIGNE CENTENARIE E ROVO DELLE COTURNIE

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VIGNE CENTENARIE E ROVO DELLE COTURNIE

Tenuta di Cavanera Etnea

La forza vulcanica si infonde nelle vitiSiamo sull’Etna, nella Tenuta di Cavanera a contrada Verzella, 11 ettari incastonati su una serie di splendidi terrazzamenti. Vigneti antichi, alcuni addirittura ultracentenari, dove esistono piante di straordinaria bellezza, espressione di un vigneto secolare che il contadino etneo, di generazione in generazione, ha impiantato selezionando gli esemplari che esprimevano i frutti migliori e le piante che meglio si erano adattate a questo contesto territoriale così particolare.

L’Etna è infatti la terra dove tutto è oltre ogni limite, superando ogni immaginazione. La fertilità delle sue terre è assoluta perché la disponibilità di minerali è immensa e facilmente reperibile dalle radici che, sul suolo vulcanico più sabbioso, raggiungono una profondità di diversi metri, aumentando esponenzialmente l’assorbimento di sostanze nutrienti necessarie al ciclo produttivo della vite. E poi siamo in montagna, con dislivelli che dai 600 metri raggiungono anche gli 800 m.s.l.m, a ridosso di una Sciara (o colata lavica) formatasi durante l’eruzione del 1556, quindi un terreno giovanissimo.

Le pratiche colturali sono quella dell’alta collina, della montagna, ma a latitudini caratterizzate da un forte irradiamento solare e da temperature nettamente più miti, rispetto a siti viticoli d’altura del nord Italia o del continente europeo. Quindi è come se avessimo le montagne della Valle d’Aosta o del Trentino, a pochi chilometri dal mare e immersi nel pieno sole del Mediterraneo. Questa viticoltura è così particolare perché costituisce, essa stessa, un’anomalia, quel naturale paradosso della storia viticola della Sicilia con cui Firriato ha voluto cimentarsi, scoprendone il valore prospettico e la forza identitaria che solo l’Etna, nel panorama enologico italiano, è in grado oggi di affermare.

Le vigne centenarie

Nei vigneti della Tenuta di Cavanera c’è un tesoro raro e prezioso: un vigneto custodito dai muretti a secco di pietra salvatosi dall’invasione della Phylloxera che, alla fine dell’800, ha devastato, su larga scala, i vigneti d’Italia e d’Europa. Per questo quando si parla di vigneto pre-fillossera ci si riferisce proprio a viti che hanno superato abbondantemente il secolo d’età e che ancora oggi donano i loro frutti prodigiosi, come facevano un tempo quando furono piantate.

Lungo il profilo della Sciara, si estende infatti la parte più antica di questa vigna delle meraviglie, con piante straordinarie per forma, dimensione, forza vitale. Si distinguono da tutte le altre per la formazione del tronco, spesso evoluto in cerchi concentrici, spire e braccia contorte. Creature che il tempo ha forgiato portandole a noi, cariche di storia eppure vitali, tenaci, fruttifere. Sono esseri straordinari, vere e proprie sculture della natura, in cui è ancora viva la memoria atavica di chi le piantò.

Un museo a cielo aperto,
dov’è possibile ricostruire la storia della viticultura etnea.
Proprio per questo sono monitorate e studiate dall’Università di Palermo e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Studiarle da vicino è un privilegio unico, non c’è solo la storia della viticultura e dell’enologia mediterranea, c’è di più: una fonte inesauribile di informazioni riguardanti l’andamento del clima, delle annate, di ciò che la singola pianta ha visto e vissuto. Nello specifico il CNR sta ricostruendo il genotipo di queste piante, al fine di mapparne il DNA, mentre il Dipartimento di Scienze Agrarie ha effettuato la datazione, confermando che alcuni di questi splendidi esemplari precedono l’arrivo della fillossera sull’Etna. Proteggerle e tenerle in produzione è quindi
l’impegno più sacro e più sentito da Firriato.

Vendemmia sull’Etna

I vigneti di Firriato sull’Etna sono gli ultimi ad essere vendemmiati e la raccolta dei grappoli si concentra tra la prima e la seconda decade di ottobre per lambire, in conclusione, i primi giorni di novembre. Ogni varietà ha la sua epoca di raccolta. Nel tempo si è andato formando un patrimonio di rilevamenti e informazioni che consentono a Firriato di operare delle previsioni sulla vendemmia sempre più corrispondenti alla realtà effettiva di quanto poi sia giunto in cantina. Questo sistema di rilevamento è utilizzato per tutte le tenute agricole di Firriato, per ciascun vigneto o porzione in cui si registrano delle peculiarità e dei comportamenti ben precisi.
La vinificazione a Cavanera è immediata: le uve appena raccolte vengono avviate nella cantina della Tenuta per la pressatura e la vinificazione, conservando appieno la fragranza di una materia prima appena raccolta dalla pianta. La gestione agronomica dei vigneti è quasi del tutto manuale e la produzione delle uve è biologicamente certificata. Non c’è chimica se non quella naturale del Vulcano che rappresenta un prodigioso laboratorio della Natura.

I suoli sono molto profondi, sabbiosi e ricchi di scheletro . I vitigni impiantati sono quelli della tradizione: Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per le uve a bacca rossa; Carricante, Catarratto ed un pò di Minnella per quelle a bacca bianca. Nella viticoltura di Montagna la luce è un fattore straordinariamente importante. Il sistema di potatura è in linea con il concetto di equilibrio: cordone permanente speronato bilaterale, in modo che la pianta sia orientata, già in fase di getto dei nuovi germogli, a regolare naturalmente il carico su pochi grappoli. A volte, per mitigare l’estrema generosità della natura vulcanica, è necessario operare un leggero diradamento, in modo che i grappoli portati al completamento della maturazione siano coerenti con il risultato enologico atteso per quell’annata. Alla potatura del legno, operata con due passaggi, il primo a dicembre, il secondo entro il mese di febbraio, segue la legatura dei tralci, la cimatura della parte apicale della pianta, la defogliazione attorno ai grappoli (se necessaria) per aumentare la ventilazione e ridurne l’umidità. Scelta che concorre a definire un quadro qualitativo importante per quelle uve e a preservarne la salubrità e l’integrità sino all’arrivo in cantina di vinificazione.

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I filari del Nerello crescono tra i terrazzamenti di un’area della tenuta denominata Rovo delle Coturnie e i grappoli color viola sono destinati a un vino tanto amato da Firriato, che prende per l’appunto il nome di Rovo delle Coturnie, proprio per legarlo indissolubilmente a questi luoghi magici in cui convivono la tradizione di una viticoltura millenaria e il respiro del vulcano.

Blend di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, simbolo assoluto della viticoltura etnea. Vinificato secondo le direttive della DOC Etna, il Cavanera Rovo delle Coturnie si manifesta senza indugi sofisticato e persistente. Ciò è il frutto di pratiche agronomiche di precisione praticate da Firriato, non a caso il vigneto è stato interessato da defogliazione, potatura dei grappoli, ed un’interessante diradamento in pianta. Al palato, infatti, predominano la corposità del gusto e la intensità dei tannini. Le uve vendemmiate sono caratterizzate da una complessità aromatica interessante.

Il Nerello Mascalese mostra evidenti sentori di frutti di bosco e di liquirizia mentre, il Nerello Cappuccio, dagli acini color blu tendente al nero, ha un profumo fruttato intenso. Una volta completata la raccolta, le uve vengono trasportate e disposte sul tavolo della selezione. Questa operazione manuale, così come lo è la vendemmia, richiede il coinvolgimento di tutta la “famiglia” Firriato al completo.

Ci si ritrova attorno a questo lungo tavolo per sgranare i grappoli e subito dopo selezionare gli acini. Un lavoro che richiede velocità, per mantenere integra la complessità aromatica delle uve, e precisione, perché per il Cavanera saranno pigiati solo e soltanto gli acini più belli e perfetti. La Tenuta di Cavanera sull’Etna, all’estremo opposto rispetto all’agro di Trapani, rappresenta per Firriato un atto d’amore nei confronti della complessità territoriale ed agronomica della Sicilia e queste viti, che affondano le radici nella scura lava, ripagano l’impegno con frutti meravigliosi, annata dopo annata.

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